mercoledì 16 luglio 2014

Alessandro Padova: cos'è per me Binzago

Alessandro Padova, uno dei giocatori più amati del torneo (in questa foto è circondato dai suoi giovani fans), ha voluto condividere questo suo articolo/racconto su cosa rappresenta Binzago per lui. Grazie "Pestone".



"Un po' di anni fa un mio amico mi parlò di un torneo misto clamoroso e mi consigliò di fare un salto a vedere. Non guardai molte partite quell'anno, giusto tre-quattro, ma bastarono a farmene un'idea.
L'anno dopo Nick, mosso da compassione probabilmente, mi disse di giocare per la sua squadra, il Cachucco, e ovviamente accettai al volo. Ricordo che quell'anno giocammo la prima partita nella “vecchia” palestra: come tutti quanti, mi persi anch'io, e solo dopo svariate telefonate e ricerche arrivai in ritardo.

Quell'anno, il mio primo anno, arrivammo anche in finale. Fu “solo” un secondo posto, con un'amara sconfitta. Ma di quel torneo ricordo altro.

L'altroieri ero a Binzago, siamo in finale. Prima di giocare la partita vado al supermercato lì vicino per prendere un po' di rhum e pera, percorrendo la stessa strada che portava alla vecchia palestra, riuscendo anche stavolta a perdermi.

Arriviamo secondi, ancora una volta. Ma di questo torneo ricordo ben altro.

E in mezzo a queste due partite...

Prima della finale incrocio la Bisca, con la sua bambina, e poi ancora Casati, un'altra leggenda qui, anche lui con il pargolo, senza dimenticare Lanzani con i suoi gemellini, e sorrido, pensando che un paio di anni fa non c'erano così tante vite quando entravi in oratorio.

Non ci sono solo le partite, i vincitori, i premi.

C'è un'organizzazione: c'è quello della cassa, quelli delle salamelle e del fritto misto, quelli delle birre, tra gli Mvp di questo torneo, a mani basse. Sempre disponibili, sempre sorridenti, perfino all'una di notte, quando c'è da mandare a casa tutti.

C'è Luca Rebosio e tutto uno staff ormai collaudato di persone prima di tutto, che ha costruito nel tempo una splendida realtà. Sì lo so, arrivi alle premiazioni e un po' ci ridi quando vedi Luca che non riesce a parlare al microfono, ma capisci lo spessore e l'umiltà della persona anche da questo banale episodio.

C'è Manuel Beck con i suoi volantini, con il sito, con le sue fotografie da taggare, con i suoi articoli alle 4 di notte. Di tutto, di più... ma molto meglio della Rai. Pensi sia pazzo (e un po' pazzo lo è... specialmente quando nel silenzio generale urla peggio di Tardelli dopo la vittoria dell'Armani), ma una fetta di Binzago è anche sua.

Ci sono gli arbitri: vittime sacrificali ancora prima di iniziare il torneo, perchè noi giocatori siamo tutti un po' frustrati, figuriamoci ad un torneo estivo a luglio. Però loro assorbono e le sentono su, ogni tanto ti danno un tecnico, ogni tanto li mandi bellamente a quel paese, raramente ti buttano fuori, ma di sicuro loro ci sono sempre. Anche per una birra dopo la partita.

C'è anche il Baskin in questa edizione. Con dei ragazzi davvero speciali.

E poi ci sono i “vecchietti” che dispensano lezioni di basket e i giovani che non stanno certo a guardare con giocate sopra il ferro, ci sono quelli che fanno i conti con i punti anche qui, quelli che sbagliano sempre orario della partita, quelli che non giocano nemmeno un minuto, quelli che arrivano sbronzi da aperitivi, quelli che arrivano da una sessione di sala pesi per far bella figura con l'altro sesso, quelli che conoscono tutti i giocatori avversari e quelli che non hanno mai giocato a basket in vita loro, quelli che “Ah ma c'è anche il punteggio?”, quelli che danno il cinque a tutti, quelli che a metà torneo se ne vanno in vacanza, quelli che un paio d'ore dopo essersi sposati vengono a giocare una partita. Sì, proprio così.

Ci sono le giocatrici, in minoranza numerica (forse), ma non certo tecnica: qualcuna è proprio di un altro pianeta, alcune sono proprio forti, molte sono proprio carine, tutte sono simpatiche e disponibili. E non si tirano mai indietro di fronte ad una birra.

Non ci sono più le docce miste, ecco. Questo manca a tutti noi... Ma faremo una petizione collettiva per riportarle, sappiatelo.

Ci sono i personaggi: ci sono gli aneddoti incredibili di Flego dopo tre Montenegro, c'è Barbisan e i ragazzi terribili di Binzago, ci sono le inchiodate di Saini, la classe di Perego, e tanto altro, solo per rimanere a questa edizione. Ma ci sarebbe un intero libro da scrivere a riguardo.

Ci sono i ragazzini e i bambini. Quelli che si guardano tutte le partite, quelli che cercano nuovi giocatori da idolatrare e imitare, quelli che aspettano solo che finiscano di giocare per tirare a canestro: tra qualche anno ci saranno in campo anche loro.

Binzago è solo un brevissimo respiro nella nostra vita, in fondo. Ma è proprio quello di cui ogni tanto abbiamo bisogno.

Perchè poi succede proprio questo, soprattutto questo.

Di abbracciare ex compagni di squadra, di conoscere nuove persone, di raccontare vecchie partite del torneo davanti ad una birra, di scordarsi per un attimo che al ritorno ci sono ottanta chilometri da fare, di riappacificarsi dopo aver litigato qualche minuto prima in campo, di essere invitati a caso a qualche festa, di trovarsi dopo cena in trenta persone ad un tavolo senza conoscerne nemmeno uno, di dimenticare di doversi alzare il giorno dopo alle sette, di innamorarsi di un avversario o di una compagna di squadra.

Succede di bere tutti insieme la sera prima della finale.
E di festeggiare un altro secondo posto con il rhum e pera comprato qualche ora prima.

Perdendosi per le strade di Binzago."


1 commento:

Unknown ha detto...

GRANDE PESTONE CON I SUOI PICCOLI FANS!!!